Condanna Ungheria. Sarà utile all’Italia?

Sulla condanna da comminare alle politiche ungheresi, per mezzo del progetto populista del premier Orbàn, il nostro Governo “giallo-verde”, ha assunto posizioni contrastanti. Nessun allarme sulla stabilità politica della coalizione. A riferirlo sono gli stessi leader dei due schieramenti. Ma quanto questa condanna può contribuire alla risoluzione della problematica immigratoria per cui l’Italia paga lo scotto maggiore?

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Si tratta di una condanna storica che nell’attesa di capire quali effetti produrrà, apre a un precedente  che potrebbe cambiare l’atteggiamento degli stati europei rispetto al fenomeno immigratorio. E’ da precisare che la condanna non ha a che fare esclusivamente con l’immigrazione – o meglio con il rifiuto da parte dell’ Ungheria di dare rifugio ai richiedenti asilo – ma con la lesione dei principi di democrazia e dei diritti fondamentali propri di ogni ordinamento giuridico . Infatti il Parlamento Europeo contesta la lesione dell’art. 2 del TUE e da questo dà il via all’attivazione della procedura prevista dall’art. 7 dello stesso Trattato.

Non ci resta che valutare se l’attivarsi di questa procedura, con relativa probabile susseguente condanna, possa avere effetti positivi soprattutto in un ottica di equa redistribuzione delle quote di richiedenti asilo tra tutti i gli stati membri, ovvero se, invece, possa avere effetti negativi sulla politica, di stampo leghista, dei “porti chiusi” che, innegabile, ha portato evidenti migliorie.

Coerentemente alle accuse che fin ora sono state mosse nei confronti di quegli stati che – barricandosi nelle proprie frontiere fatte di filo spinato e varchi invalicabili – si sono disinteressati della questione migranti valutandola come un problema altrui (italiano),  la condanna è il miglior strumento che possa sensibilizzarli a fare quello che l’Italia fa dal primo giorno, accollandosi così parte delle spese, quote di richiedenti asilo e  contribuire a migliorare una situazione che gestita da pochi sta divenendo insostenibile. Fatto sta che, ad oggi, l’unica politica a produrre effetti benefici è quella salviniana dei “porti chiusi” a cui, oltretutto, avrebbe fatto comodo l’assoluzione di Orbàn. Infatti la sua condanna rischia di mettere in pericolo quanto di buono raggiunto in questi pochi mesi di governo. Ma è da considerare che “i porti chiusi“, al di là della condanna ungherese, potrebbe essere solo uno strumento a breve termine poiché, sappiamo, l’Italia è vincolata da trattati internazionali che in caso di continuate violazioni, esporrebbero il Governo al pericolo di una procedura uguale a quella già avviata, appunto, all’Ungheria.

In conclusione, volendo assumere un atteggiamento prudente, la condanna inferta ad Orbàn potrebbe produrre, nel lungo periodo, maggiori effetti positivi di quanto l’attuale politica (già nel breve periodo) ha prodotto e che non potrebbe più produrre. Contrariamente si potrebbe continuare a limitare gli accessi attraverso provvedimenti unilaterali e da subito produttivi di effetti ma con il rischio di una condanna europea.

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